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Il lavoro prestato tra soggetti legati da vincolo familiare è stato tradizionalmente considerato gratuito, in ragione della nota presunzione affectionis vel benevolentiae causa. Negli ultimi anni, però, la giurisprudenza ha chiarito che tale presunzione può essere superata quando ricorrono, e vengono dimostrati in modo rigoroso, gli elementi tipici della subordinazione.

L’approfondimento della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro del 28 ottobre 2025 consente di fare il punto su orientamenti, criticità e indicazioni operative.

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Superare la presunzione di gratuità: requisiti e prova

La presunzione di gratuità non è venuta meno, ma può essere vinta se si dimostra, con prova precisa, che il familiare:

  • svolge la prestazione a titolo oneroso, con retribuzione effettivamente corrisposta;
  • è assoggettato ai poteri direttivo, organizzativo e disciplinare del datore di lavoro;
  • osserva un orario prestabilito;
  • è stabilmente inserito nell’organizzazione aziendale;
  • presta attività in modo continuativo e non occasionale.

La giurisprudenza ha più volte ribadito che la mera esistenza di buste paga o contratti scritti non è sufficiente per provare che effettivamente sussiste il rapporto di lavoro: occorre dimostrare la materiale corresponsione della retribuzione.

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Le sentenze principali richiamate

L’approfondimento della Fondazione Studi analizza e coordina i più rilevanti arresti giurisprudenziali sul tema:

Cassazione 27 febbraio 2018, n. 4535: Ha segnato la svolta moderna sul tema, stabilendo che la subordinazione tra familiari può essere riconosciuta se ricorrono indici oggettivi quali continuità della prestazione, osservanza dell’orario, presenza costante sul luogo di lavoro, corresponsione di compensi a cadenze fisse.

Cassazione 29 novembre 2018, n. 30899: Ha ribadito la necessità di una prova rigorosa degli elementi tipici della subordinazione per superare la presunzione di gratuità fondata sulla affectionis causa.

Cassazione 8 aprile 2015, n. 7024: Richiamata come riferimento sugli indici rivelatori della subordinazione (assoggettamento al potere direttivo-organizzativo, continuità, orario, retribuzione fissa).

Cassazione 30 settembre 2020, n. 20904: Rilevante sul tema dell’occasionalità, spesso idonea a confermare la natura di aiuto familiare e non di rapporto subordinato.

Cassazione 19 gennaio 2021, n. 809: Sul potere di autotutela dell’INPS e sulla possibilità di disconoscere la natura subordinata del rapporto se non ne risultano dimostrati i presupposti.

Cassazione 16 novembre 2022, n. 33759: Ha precisato che la valutazione della subordinazione va compiuta complessivamente sugli indici sintomatici, con un accertamento di merito insindacabile in Cassazione. Ha inoltre affermato che il vincolo familiare non esclude né ostacola la configurabilità della subordinazione.

Cassazione 26 agosto 2025, n. 23919: Ha introdotto due chiarimenti rilevanti: 1) l’assenza di convivenza familiare non basta a far presumere l’onerosità del rapporto; 2) la busta paga ha valore meramente formale e non decisivo: ciò che conta è la prova della retribuzione effettivamente erogata.

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Impresa familiare e lavoro subordinato: il confine

La giurisprudenza ricorda che la disciplina dell’impresa familiare (art. 230-bis c.c.) ha natura residuale. Quando vi sono gli elementi della subordinazione, prevale il rapporto di lavoro subordinato, anche tra parenti stretti o conviventi.

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Indicazioni operative per datori di lavoro e consulenti

Poiché le contestazioni avvengono quasi sempre ex post, è fondamentale impostare correttamente il rapporto ex ante. La Fondazione Studi propone una checklist di valutazione preventiva, utile per verificare la genuinità della subordinazione:

  • esistenza di reali poteri datoriali esercitati sul familiare;
  • presenza di una chiara organizzazione aziendale;
  • assenza di autonoma organizzazione in capo al lavoratore;
  • retribuzione effettivamente corrisposta con regolarità;
  • orario definito e rispetto dello stesso;
  • continuità della prestazione;
  • inserimento strutturato del lavoratore nell’azienda.

La presenza isolata di uno solo di tali elementi non basta: serve una valutazione complessiva e sempre caso per caso.

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Conclusione

Il lavoro subordinato tra familiari è lecito, ma richiede un’attenta progettazione e una solida base probatoria. Dimostrare la genuinità del rapporto significa prevenire contestazioni previdenziali, ispettive e giudiziali. La giurisprudenza recente — come ricostruita dalla Fondazione Studi CDL — offre un perimetro chiaro degli indici da presidiare e delle cautele operative da adottare fin dal primo giorno.

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Lo Studio rimane a disposizione per eventuali chiarimenti.

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